giovedì 16 agosto 2012

Tutto


Una parola sfrontata e gonfia di boria.
Andrebbe scritta fra virgolette.
Finge di non tralasciare nulla,
di concentrare, includere, contenere e avere.
E invece è soltanto
un brandello di bufera.


Wislawa Szymborska

domenica 12 agosto 2012

Un cartone animato per raccontare un amore omosessuale

Le baiser de la lune è un delizioso cortometraggio francese creato da Sèbastien Wetel.  
Il cartone animato è destinato agli alunni delle scuole medie e proposto agli insegnanti come strumento didattico.
Con la forza e la delicatezza della poesia per immagini, l'autore racconta la nascita di un amore. 

Prigioniera di un castello di favola, una gatta - la dolce Agathe - è convinta che non ci si possa amare se non come i principi e le principesse. 
Questa visione univoca dell'amore, però, verrà messa in questione da Felix, un piccolo pesce-gatto - nipote adottivo di Agathe - che si innamora di Leòn, un pesce luna: come la luna è innamorata del sole. 
Due amori impossibili per Agathe alla quale tanto la Luna quanto Felix e il suo Leon appariranno folli in prima istanza. 
La paura di deludere Agathe e il desiderio scomodo, quanto soffocato, di venire alla luce saranno le prove che il piccolo pesce-gatto dovrà affrontare e superare scegliendo l'ascolto dei propri sentimenti, unica guida capace di mostrare la via e, più tardi, di cambiare - aprendolo - lo sguardo di Agathe.

Le baiser de la lune racconta dunque la storia di un amore omosessuale e la bellezza multiforme del Legame che rende possibile ad una gatta amare un pesce come un nipotino, così come alla luna amare il sole, suo opposto, come sposo.





YouTube (o chi per lui) rubrica tra i suoi video la versione sottotitolata in italiano del trailer,affiancando alla traduzione del titolo queste infelici parole di commento: "Un cartoon per spiegare l'omosessualità ai bimbi". 
Il punto di forza del lavoro di Wetel è la narrazione di un amore possibile. 
Ben altra cosa rispetto alle spiegazioni
Cosa c'è da spiegare? Cosa fa di un sentimento e della sua nascita spontanea qualcosa da spiegare?  
Domande retoriche. Lo sappiamo fin troppo bene.

Alle pretese spiegazioni pseudo-scientifiche Wetel oppone però la potenza lieve e incisiva di una buona narrazione.
Ecco le sue parole:
"Attraverso questo film spero di fornire una migliore rappresentazione delle relazioni d'amore tra persone dello stesso sesso. Si tratta di mostrare che due uomini o due donne possono amarsi anche se i loro amori sembrano diversi se non impossibili. Il film è rivolto ad un pubblico infantile per lottare contro l'omofobia che spesso emerge durante l'adolescenza e al di là della questione dell'omosessualità questo film è una lotta contro le discriminazioni per imparare il rispetto dell'altro e della sua differenza. Partire dall'universo poetico de Le baiser de la lune per far riflettere gli allievi sulle differenti relazioni d'amore. (...)  Questo dvd e il suo libretto sono diretti agli insegnanti per stimolare un dibattito con i loro studenti sui rapporti d'amore dopo la visione del film anche con esercizi e stimoli ludici sugli stereotipi relativi alle relazioni tra persone dello stesso sesso. (...) La cosa più interessante è che i bambini non si concentrano sul concetto di sessualità. Parlano di amore, di libertà e sono contenti che i piccoli pesci possano scegliere.

Consiglio anche la visione del trailer in lingua francese per apprezzare al meglio il lavoro, dato che la qualità del video è di gran lunga superiore. 
















domenica 5 agosto 2012

Se la coperta è un ventaglio..

Alzi la mano chi, tra gli Psi-qualcosa, alla domanda "che accidenti è un oggetto transizionale?" non ha risposto almeno una volta tirando in ballo la coperta di Linus.   

Eheheheh. 
Nessuna mano in alto, molti arresi.  

Lo so, lo so.
Poco male. 
L'esempio è perfetto: l'oggetto transizionale in fondo è un antidoto che scegliamo, o ci fabbrichiamo, contro la solitudine e il non-controllo dell’Altro quando lo scopriamo libero e capace di renderci, per un istante o per sempre, mancanti... e svuotati della nostra onnipotenza illusoria. 
Un tessuto morbido che ci aiuta a sostenere la nostalgia della pelle che amiamo.
Una coperta per affrontare il freddo dell'assenza e scivolare in un sonno fiducioso. 

Che la questione non riguardi solo i bambini, poi, è ormai cosa nota, anche se spesso meno evidente.

Tutto sommato non fa una piega la coperta, insomma.

Oppure si? 
 A Ballar'home si, e più d'una. Tante quante quelle di un ventaglio almeno. 

Quale bambino o adulto sceglierebbe come oggetto transizionale una coperta a Palermo, a Luglio?
L'esempio scricchiola.

Vi dico la mia: riesco ad addormentarmi solamente con ventaglio in mano, sventolando piano e ritmicamente. Ad un certo punto il ventaglio casca sul letto, ma accade solo qualche secondo prima che io sia definitivamente crollata fra le braccia di Morfeo, quando il fedele ventaglio ha ormai portato a termine la sua consegna.
A quel punto -  e solo a quel punto - possono andare in onda i sogni d'oro.

Senza ventaglio notturno io vado un pò in panico. 
Solo "un pò" ... perché in effetti, avere superato l'asilo da qualche tempo, dà qualche leggero vantaggio nell'area dei fenomeni transizionali.

Certo, più che il sostituto simbolico di un oggetto d’amore, il mio ventaglio sembrerebbe un rimedio contro la mancanza d’aria, nell’afa di certe notti palermitane. 
Ma questo è un dettaglio riservato ad osservatori poco fantasiosi.

Mi viene in mente che il buon Winnicott ebbe a dire che l’uso dell’oggetto transizionale è per un bambino la prima esperienza di creazione simbolica.
Però!
Bè se la mettiamo così, non deve esser niente male il ventaglio come simbolo!

Consulto l’oracolo Google.
Mi rivela che secondo più d’una tradizione culturale, la sua forma simboleggia il dipanarsi dell’esistenza che si sviluppa a partire da un momento centrale - il perno - e gradatamente si espande, articolandosi in pieghe e superfici lisce, per completare il suo ciclo e raggiungere la pienezza dell’orizzonte.

La separatezza dell’Altro e l’irruducibilità del suo desiderio che può portarlo in ogni istante su sentieri lontani dai nostri sono bocconi agrodolci, mai del tutto facili da mandar giù.
E se fosse l’apertura creativa di una vita-ventaglio il simbolo-antidoto capace di sciogliere questo eterno magone?

Qualcuno dirà che se solo avessi investito un pò di quattrini e montato un condizionatore a Ballar’home, in questo momento sarei già nel regno dei sogni (fresca, bella e addormentanta) e, soprattutto, non staremmo qui a solleticare i piedi a Winnicott.

Concordo pieamente. 
Ma che volete farci? Il pensiero nasce - per l’appunto - dall’assenza, diceva (più o meno) Bion.

Quindi, mi chiedo:
e se fosse la possibilità di inventare e volere la propria strada scoprendo il suo dipanarsi tra dossi e pianure, il sentiero capace di insegnarci la strada dell’altro e la sua libertà?

E se la "coperta" si trasformasse ad un certo punto in un ventaglio, quale orizzonte, s-copriremmo?

L’ora è tarda, l’afa è la solita.
L‘amato Morfeo mi reclama.
C’è giusto un pò di venticello serale a dar fiato alla vela, ma le nostre strade si incontreranno.
Il mio ventaglio è al suo posto, pronto anche questa notte alla traversata.